Eppur, avverà!
Mercoledì 29 gennaio il Bundestag di Berlino ha approvato con soli tre voti di scarto (348 contro 345) la mozione che attiene alle linee guida per la messa in sicurezza delle frontiere, presentata dall’aspirante Cancelliere Merz oggi leader della CDU-CSU.
Il successo è da ascrivere ai voti determinanti del partito dell’AfD la cui leader Alice Weidel oltre ad esprimere soddisfazione per il risultato conseguito ha preso atto che il c.d. Brandmauer (muro antincendio, cordone sanitario, ndr) nei confronti del suo partito è venuto meno. Le dichiarazioni allarmate del cancelliere Scholz, della Merkel e degli altri leaders dei partiti dai Verdi ai liberali, confermano la “gravità” dell’accaduto. In quest’ultimi anni di fronte al successo sempre crescente dell’AfD tutti i partiti avevano dichiarato ad ogni piè sospinto, che quei voti non sarebbero mai stati richiesti per “governare”.
A questo punto c’è da chiedersi: come mai il partito dell’Unione CDU-CSU dato nei sondaggi delle elezioni del 23 febbraio per il rinnovo del Bundestag al primo posto con il 29% dei voti e al secondo posto AfD, con il 19% ha platealmente fatto cadere la riserva sull’accettazione di quei voti, disattendendo le solenni dichiarazioni di quest’ultimi anni?
La risposta non può che essere – a nostro avviso – un messaggio spregiudicato con una doppia valenza dell’aspirante cancelliere Merz: aver fatto cadere presso l’opinione pubblica una preclusione verso l’AfD togliendo anche qualche voto sul tema dell’immigrazione.
Questa la necessaria premessa per comprendere quanto si è verificato al Bundestag nella giornata di venerdì 31 gennaio quando il Parlamento con 350 voti contro 338 e 5 schede bianche ha respinto la legge presentata dalla CDU in merito alla riforma delle norme sull’immigrazione con ben 12 deputati della CDU che hanno votato contro. Una sconfitta pesante per la CDU ma soprattutto un’umiliazione per Merz. Ha contribuito al risultato negativo il giudizio espresso dalla Merkel sulla votazione di mercoledì – che ha ripetuto – quando ha definito l’accettazione dei voti dell’AfD da parte della CDU una “scelta sbagliata”. Una rivalità fra i due mai sopita che risale al 2003. Ha approfittato la Weidel (AfD) per dichiarare che è evidente che senza l’apporto del suo partito una nuova politica sull’immigrazione non può essere fatta, ed anche la Sahra Wagenknecht (BSW) votando a favore, si è ben inserita nell’agone.
Comunque le elezioni del prossimo 23 febbraio confermeranno anche in Germania la svolta politica dell’elettorato, dove una classe politica invischiata solo nelle logiche del mercato di Bruxelles non ha recepito le nuove istanze volte a soddisfare i bisogni e anziché distribuire la ricchezza prodotta per accrescere il benessere di tutti ha continuato a convogliarla per produrne dell’altra a beneficio dei soliti noti.
Un prezzo politico da pagare e un’inversione di tendenza, che i risultati delle elezioni confermeranno anche per la Germania com’è avvenuto nel resto dell’Europa.