L’EUROPA POLITICA NON PUO’ PIU’ ASPETTARE
Venerdì 26 e Lunedì 29 settembre il “Corriere della Sera” ha pubblicato due interessanti articoli che si completano a vicenda e che riguardano la Germania e l’Europa.
Nel primo articolo “lettera aperta e (sincera) a un cittadino della Germania” Gian Arturo Ferrari osserva e analizza il nuovo modo di stare insieme da parte di giovani italiani e tedeschi e prendendo spunto dalla celebrazione in Germania di un matrimonio fra un tedesco ed un’italiana, fa delle riflessioni che possono essere riassunte nel sottotitolo dell’articolo stesso. ”In Europa un nuovo ceto medio continentale ormai esiste, ma le istituzioni non sono all’altezza. Servono meno burocrazia, più chiarezza e un’immagine diversa”.
Nel secondo articolo, Ernesto Galli della Loggia analizza i nostri interessi (degli italiani) in Europa e titola: ”Alla Germania va detto questo”. L’autore dopo essersi soffermato sul radicale mutamento del profilo dell’Unione Europea, afferma che questo si sostanzia in una cruciale novità: l’ormai evidente e definitiva egemonia al suo interno (dell’UE) della Germania…. Un’evoluzione…che pone una domanda: è proprio sicuro che una simile Europa corrisponda ai nostri interessi nazionali? Comunque, accettare una situazione nuova come questa con regole vecchie non può portare a nulla di buono. E contribuisce ancora di più ad alienare il consenso dell’opinione pubblica”. L’articolo si chiude con un’esortazione al presidente del Consiglio Renzi che ha la responsabilità della guida del semestre “ invece di cercare di strappare qualche concessione economica” dovrebbe impegnarsi in una iniziativa politica forte “ l’Europa ha bisogno di un nuovo inizio”.Anche il precedente articolo si chiude con un appello. ”Gli europei sono fatti, facciamo l’Europa”.
Come non concordare con queste analisi? È urgente varare a livello di Unione Europea iniziative politiche forti che abbiano più attenzione per le persone e meno per le logiche dei mercati.
Le regole economiche (i vincoli per i bilanci nazionali) sono state varate 10 anni or sono in una situazione completamente diversa, oggi che la situazione è mutata l’Europa deve ripensare le ragioni per stare insieme attrezzandosi con istituti nuovi che diano ai cittadini la certezza di un cammino comune, i cui obiettivi si realizzeranno in un lasso di tempo ragionevolmente breve (p.e. una banca centrale che assorba le competenze di quelle nazionali, una politica fiscale valida per tutti i paesi dell’Unione, un’economia europea inizialmente sofferente ma sganciata da quella americana, un potenziamento della politica dei trasporti fra gli Stati viciniori come già avviene per le ferrovie austro-tedesche nei collegamenti fra Italia, Austria e Germania), insomma segnali a livelli diversi che facciano capire e percepire ai cittadini che i sacrifici di oggi costituiscono il mezzo per dare attuazione al progetto dell’unificazione politica dell’Europa. Il mercato non deve più inseguire il profitto fine a se stesso ma essere ripensato in un sistema economico nuovo dove la ricchezza prodotta deve essere equamente distribuita fra quanti la producono.
Invocare il rispetto di regole vecchie per una realtà nuova significa chiedere a molti di lavorare per pochi, una strada che nel secolo scorso ha causato ben due guerre.