Ma i monitoraggi non risolvono i problemi
A distanza di poco più di 40 giorni dall’avvio delle lezioni del prossimo anno scolastico restano ancora sul tappeto alcuni problemi non certo marginali per garantire, in sicurezza, lo svolgimento delle attività didattiche.
In primo luogo resta aperta la questione degli organici: mentre il ministro rassicura, nelle passerelle televisive, che ci saranno più docenti per poter formare gruppi di alunni meno numerosi (ed evitare così l’affollamento delle classi), i direttori generali degli uffici scolastici regionali – nelle conferenze di servizio rivolte ai dirigenti scolastici – si affannano a precisare che non ci sono disposizioni al riguardo e che, al massimo, si potrà derogare con qualche sparuta unità di personale in più.
Né hanno qualche utilità i continui monitoraggi (al limite delle molestie amministrative), spesso modificati in corso d’opera, che costringono le scuole ad impegnare risorse professionali e tempo prezioso, senza che si riesca a capire se e quali incrementi di organici ci potrebbero realmente essere.
Per di più la scuola italiana subisce le conseguenze di una politica dell’edilizia scolastica che, negli ultimi 80 anni, non ha tenuto conto delle esigenze della popolazione scolastica. Gran parte degli edifici scolastici risalgo agli anni Venti e Trenta e non rispondono alle caratteristiche di sicurezza richieste oggi dalla normativa in vigore.
I vincoli imposti all’autonomia scolastica (o a quel simulacro che ancora ne resta) determinano una rigidità – ad esempio nell’organizzazione degli orari – che legano, di fatto, le mani ai dirigenti scolastici chiamati a risolvere problemi impossibili tra i vincoli delle norme di sicurezza del D. L.vo 81/2008 (che non sono sospese) e la necessità di garantire un distanziamento seppur minimo tra alunni e tra alunni e docenti.
In mancanza di un protocollo definito e dettagliato, che tenga conto, delle varie situazioni sia dei diversi ordini di scuola, sia delle diverse disponibilità dei locali scolastici, il rischio che “il cerino” acceso resti nelle mani dei dirigenti scolastici è altissimo. Esautorati dai poteri decisionali e con scarsi mezzi si chiede ai presidi di assicurare la sicurezza, il funzionamento regolare delle lezioni e il rispetto di tutte le norme di prevenzione anti-virus.
In pratica: un capro espiatorio per giustificare l’incapacità della classe politica di assumersi le proprie responsabilità.