Scuola ANDIS: la mercificazione dei titoli sta impattando negativamente sul sistema istruzione

“I titoli non possono essere trattati come beni di consumo appartenenti ad una dimensione principalmente economica, connotata da procedure soltanto formali”                   

Roma, 8 novembre 2024. Il Consiglio Nazionale dell’ANDIS (Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici), riunitosi a Jesolo (VE) dal 24 al 26 ottobre, ha approvato all’unanimità un ordine del giorno sul fenomeno della cosiddetta “mercificazione dei titoli”.

Secondo l’Associazione, questo fenomeno “negli ultimi tempi sta impattando con conseguenze negative sulla qualità del sistema di istruzione, rischiando di farlo implodere nel giro di pochi anni” e “sia ultimamente avvertito in maniera sempre più evidente da tutti coloro che operano nelle segreterie delle istituzioni scolastiche, chiamate ad effettuare la valutazione dei titoli per le graduatorie del personale docente e ATA. Gli aspiranti risultano in possesso di ogni possibile qualifica (lauree, corsi di perfezionamento, master, abilitazioni, certificazioni linguistiche e informatiche di vario livello), spesso acquisita in tempi record e in contemporanea ad altri titoli, ma troppo spesso, all’atto dell’assunzione, alle qualifiche dichiarate non fa riscontro un reale possesso di quelle conoscenze e abilità sottese all’acquisizione delle stesse”.

L’ANDIS osserva che “si tratta, come è evidente, di un fenomeno tutt’altro che irrilevante, se si pensa ad esempio al ruolo che il titolo di studio gioca nella ricerca di un lavoro, nel settore privato ma soprattutto in quello pubblico” e sottolinea che “i titoli non possono essere trattati come beni di consumo appartenenti ad una dimensione principalmente economica, connotata da procedure soltanto formali, piuttosto che espressione professionale di competenze e conoscenze acquisite con impegno e studio, con processi valutativi costanti, ripetuti e rigorosi”.

Il Consiglio Nazionale dell’Associazione chiede pertanto ai decisori politici la “promozione di una cultura della formazione continua, adeguatamente sostenuta, valorizzata, riconosciuta ai fini economici e giuridici, che affranchi gradualmente dal semplice acquisto di titoli formali”, una “maggiore regolamentazione e controllo sui processi di certificazione” e un “minor peso al possesso dei titoli e delle certificazioni possedute rispetto a quello delle prove previste per le procedure concorsuali di accesso a posti di docente, personale ATA, dirigenza scolastica”.

 

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