BOLZANO: Il Monumento alla Vittoria

Alla fine ci siamo ritrovati un Monumento ai Caduti banalmente
“depotenziato”, con tanto di altrettanto banale taglio del nastro da parte
del banalissimo ministro ai beni culturali Franceschini, avvenuto il 21
luglio scorso, a Bolzano.
Un Monmumento ai Caduti, quello alla Vittoria di Bolzano, celebre in tutta
Italia, ridotto ad un altare della espiazione della “colpa” per averla
vinta, quella guerra. E di scuse verso la Svp, esultante.
La Sinistra è arrivata a tanto, nel capopuogo altoatesino. Ad una colonna
del Monumento è stata collocata una infrastruttura posticcia che ha
manomesso per sempre la visione del monumento originale.
Il punto è che la legge 7 marzo 2001, n° 78, “Tutela del patrimonio storico
della Prima guerra mondiale”, varata qualche anno fa in previsione del
prossimo centenario dell’entrata in guerra dell’Italia, ha fissato criteri
molto rigidi per la conservazione delle vestigia storiche. Fra questi il
principio per cui: “Gli interventi di alterazione delle caratteristiche
materiali e storiche delle cose di cui al comma 2 (fra cui i monumenti  come
quello alla Vittoria, ndr) sono vietati”.
Non c’è ombra di dubbio di cosa si stia trattando: non sono possibili
manomissioni delle vestigia e delle testimonianze storiche e monumentali.
E invece che accade a Bolzano? Che in omaggio alla Svp addirittura un
ministro viene a salutare la disapplicazione di una legge sulla tutela dei
beni architettonici.
Depotenziamento lo hanno chiamato, come la cripta trasformata in un museo
sulle colpe degli italiani in Alto Adige, con una associazione automatica:
immigrazione italiana, fascismo…
Si provi ad immaginare all’Ossario di Redipuglia una colonna di “scuse”
verso l’Austria/Ungheria all’ingresso monumentale dell’area sacra.
O si provi ad immaginare una tabella di “depotenziamento” dell’immagine del
Milite Ignoto affissa sulla cancellata dell’Altare della Patria a Roma.
Solo a Bolzano il senso della colpa originale continua a colpire
impietosamente questi modesti rappresentanti della Comunità di lingua
italiana che ci governano, a Bolzano come a Roma.

Alessandro Urzì
L’Alto Adige nel cuore

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