IL RUOLO DELLE RELIGIONI NEL NUOVO ORDINE MONDIALE

L’ordine internazionale inaugurato nel 1648  in Westfalia, alla fine delle guerre di religione, si riconosceva in una formula, condivisa dalla politica delle potenze europee, e perciò capace di divenire fonte della legalità internazionale. Si trattava della celebre espressione di Ugo Grozio “etsi Deus non daretur”, che consentiva una condivisione generale dell’etica cristiana e mise capo all’Illuminismo. Esso rese possibile, scrive C. Schmitt, la fondazione del jus publicum europaeum, che segnò la nascita dello Stato moderno. Naturalmente questo accadeva quando l’Europa, mentre occupava il resto delle terre abitate, pensava d’essere la sola parte civile del mondo. Fu un generoso tentativo di addomesticare la guerra (esattamente come si addomesticavano i popoli d’oltremare) e solo dopo il 1914 il famoso appello dell’inutile strage gridata da Benedetto XV mise in luce che quella fonte non esisteva più. Dopo il 1945, l’equilibrio mondiale feceappello al terrore nucleare.

Tuttavia la molteplicità di soggetti che oggi assume la conflittualità esige un corrispondente patto tra Stati non più basato sull’unicità della civiltà europea o del cosiddetto “occidente”. Falliti i tentativi di Wilson e di F.D.Roosvelt di imporre la fictio di un “tribunale democratico mondiale” (la visione politica degli Usa ha sempre un’impronta giudiziaria), oggi la conflittualità si rispecchia nella velocità della comunicazione (non solo in senso strettamente mediatico). Parallelamente, però, la vecchia ragione europea si è inabissata nei suoi stessi effetti distruttivi (arma nucleare, problema ambientale, manipolazione genetica ecc.).

Per trattenere la famosa “terza guerra mondiale a pezzetti” esposta da papa Francesco, è necessario ormai un nuovo katéchon, cioè la nascita di un equilibrio mondiale multipolare che si basi sul riconoscimento comune, da parte degli Stati della terra, di un principio sovrano, come già avvenne nel 1648, nel 1814, e persino nel 1945.

Oggi la parola andrebbe data alle grandi religioni universali: quelle, cioè, che non sono condizionate dall’elemento etnico-politico, che al contrario è causa di inimicizia. Oggi, solo le grandi religioni universali potrebbero ispirare un patto etico-giuridico che sia base di un nuovo ordine mondiale fra Stati. Esse sole, infatti, riconoscono un principio sovrano indipendente da ogni distinzione di lingue e di razze.

MARCELLO CROCE (Nazione Futura)

 

 

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